Recensione “Nostalgia”: parti ora e non tornare mai più

Nel dramma italiano Nostalgia, gli estranei guardano le strade dalle loro finestre, chiudendo le persiane quando diventa troppo pericoloso entrare e uscire. Questa è Napoli, dove le ombre aleggiano sui tetti e le tende si chiudono dopo il tramonto. L’unico personaggio che sembra muoversi liberamente per le strade è Felice (Pierfrancesco Favino), un uomo d’affari che da adolescente ha abbandonato la città, tornando per la prima volta dopo 40 anni.

Nel suo tempo lontano da Napoli, Felice ha fatto la sua vita al Cairo. Lui è sposato; Gestisce un’attività di successo. Ma quando la salute cagionevole della madre lo riporta a Napoli, nessuna città lo accoglie così freddamente da distogliere Felice dal calore dei suoi ricordi. Nei flashback, Phyllis ricorda la sua giovinezza sprecata, trascorsa insieme al suo migliore amico, Oreste. Corsero in moto e nuotarono nel mare. Hanno commesso piccoli reati. Questo si è trasformato in un atto di omicidio. Ora, Oreste (interpretato da adulto da Tommaso Ragno) è diventato l’obiettivo principale del clan criminale della camorra napoletana e, contro ogni avvertimento, Felice è alla disperata ricerca di lui.

Il regista Mario Martone descrive abilmente Napoli come una città che si basa su sottili leggi penali e mescola elementi del genere thriller nel suo ritratto del ritorno di Felice. I vigilantes adolescenti mantengono le loro postazioni fisse per le strade, ma i loro occhi seguono Phyllis. Quando Phyllis parla, le sue domande incontrano il silenzio. Le porte sembrano chiudersi e non aprirsi mai, e i cittadini sembrano oscillare di riflesso, come se una posizione eretta li contrassegnasse come bersagli. La rappresentazione del crimine di Marton è allo stesso tempo espressiva ed economica, un mondo pieno di pericoli ridotti a pause gesticolanti e gesti sottili.

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Nostalgia del passato
non classificato. In italiano, con sottotitoli. Durata: 1 ora e 57 minuti. nei teatri.

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