L’operazione Minefield, condotta dalla Guardia di Finanza e dai Carabinieri in Emilia-Romagna, ha scosso l’opinione pubblica italiana. L’organizzazione criminale coinvolta utilizzava fatture false per riciclare denaro, coinvolgendo ben 251 società in diversi settori. Collegata alla ‘ndrangheta, gestiva affari per un valore totale di 30 milioni di euro.
Nell’ambito dell’operazione, sono state eseguite 15 misure cautelari e indagate ben 100 persone e 81 società in diverse regioni italiane. Le autorità hanno anche sequestrato 30 milioni di euro, 300mila euro in contanti, lingotti d’oro, diamanti e orologi Rolex di grande valore.
Il Generale della Guardia di Finanza Ivano Maccani ha sottolineato l’importanza di non concedere spazio ad imprenditori e professionisti che colludono con la criminalità organizzata. I PM della Procura emiliana hanno disposto 15 misure cautelari, di cui cinque in carcere.
Il core business criminale era legato alla commissione di reati tributari mediante l’emissione di fatture false per operazioni inesistenti. Il meccanismo fraudolento prevedeva la creazione di società cartiere o l’acquisizione di società realmente esistenti per emettere fatture false. Il denaro proveniente da queste attività illecite veniva poi restituito agli stessi fruitori dopo numerosi prelievi giornalieri, bonifici o emissione di assegni.
Questa operazione rivela ancora una volta la pervasività della criminalità organizzata in Italia e la determinazione delle autorità nel contrastarla. Sono necessari sforzi congiunti per neutralizzare queste organizzazioni e preservare l’integrità del sistema economico del paese.