L’amicizia turco-italiana è abbastanza forte da superare i problemi

La recente dichiarazione del primo ministro italiano Mario Draghi che descrive il presidente Recep Tayyip Erdogan come un “dittatore” è davvero scioccante. La sua voce risuonava come un ruggito di notte, un commento di blu che nessuno si era davvero aspettato.

Una dichiarazione tagliente che è sbagliata nella forma, nei tempi e nei contenuti. Quindi, le ragioni alla base di questo sono difficili da capire.

Tutto questo al termine di una conferenza stampa in cui Draghi avrebbe dovuto spiegare lo stato dell’epidemia e della campagna di vaccinazione in Italia.

Alla domanda sollevata da un giornalista sul tanto discusso tema di “Sofa Gate”, la risposta di Draghi è stata molto dura per la Turchia e per il suo leader. Le parole di Draghi da allora hanno prodotto un effetto sconvolgente.

I rapporti tra Italia e Turchia, infatti, sono in ottima salute in quanto il dialogo politico non si è mai interrotto e il contatto diplomatico è sempre stato persistente e continuo anche nei periodi più difficili dell’epidemia.

Lo stesso Presidente del Consiglio italiano, nel suo primo intervento in Parlamento, aveva chiaramente espresso l’intenzione di avviare un “dialogo virtuoso con la Turchia” come partner importante anche della NATO.

Non c’è dubbio sull’importanza delle relazioni bilaterali. Del resto, come è stato detto più volte in queste colonne, a livello bilaterale, ci sono molte importanti aree di cooperazione, tra cui primeggiano i settori economico e industriale.

Va da sé

L’Italia è uno dei principali investitori in Turchia, poiché vanta di avere 1.550 società, più che soddisfatta del contesto economico turco.

Inoltre, esistono importanti sinergie politico-strategiche legate alla difesa, alla guerra al terrorismo, alla tratta di esseri umani, all’immigrazione e all’energia, che sono anche incise in fascicoli regionali in cui Ankara e Roma condividono le stesse posizioni.

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Questo non è tutto. Tra italiani e turchi c’è un’innata simpatia e una sorta di comprensione reciproca che funge da naturale conseguenza del profondo e importante rapporto tra i due Paesi.

In questi giorni di crisi sono stati tanti i commenti dei turchi sui social che si dicono arrabbiati per le dichiarazioni di Draghi, eppure riescono ancora ad ammettere difendendo il rispetto che gli italiani hanno sempre nutrito e per loro.

Certamente, le capacità comunicative sono una parte importante della politica e della diplomazia, e questa tendenza gioca a scapito dei forti legami che si sono costruiti nel tempo e degli interessi condivisi.

Tuttavia, oltre a questo, l’errore si basa anche su un malinteso della Turchia, del suo popolo e delle sue dinamiche.

Sebbene ci siano critiche e preoccupazioni sullo stato della democrazia turca in alcuni circoli europei e occidentali, ci sono molti elementi che contraddicono la tesi della “dittatura”, come elezioni libere ed eque, la presenza di diversi partiti in parlamento e l’amministrazione del nazione. Grandi città dai partiti di opposizione.

Inoltre, la Turchia dimostra capacità di negoziazione e metodi liberali in diversi file:

  • Il processo in corso per ottenere la piena adesione all’Unione europea
  • Con l’accordo sull’immigrazione, la Turchia è pronta ad assorbire i siriani e cooperare con l’Europa
  • Condurre dialoghi ad alto livello volti a modernizzare l’unione doganale e liberalizzare i visti
  • Promuovere la cooperazione nel campo dell’istruzione, come il progetto Erasmus

L’Italia ha svolto un ruolo importante all’interno dell’Unione Europea in particolare nell’ammorbidire le posizioni anti-Turchia del blocco e ha proposto un’agenda positiva nei confronti di Ankara.

La linea che alla fine si è rivelata vincente, come è stato evidente durante l’ultimo vertice del Consiglio europeo, ha aperto la strada al rilancio delle relazioni Turchia-UE. Questo era lo spirito dei leader delle istituzioni dell’Unione europea in visita nella capitale, Ankara, che successivamente hanno contribuito a una tempesta mediatica nell’indebolimento della Turchia.

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Qual è l’intenzione?

A tal proposito, purtroppo, anche Draghi si è espresso infelice, offuscando la forte amicizia italo-turca.

È forse dietro il sentimento di solidarietà che lega i paesi europei che va letta la dichiarazione di Draghi: Draghi come ex presidente della Banca centrale europea è un grande esperto di meccanismi Ue nei quali ha piena fiducia. Potrebbe tentare di affermarsi come leader del blocco europeo?

A proposito, alcuni portavoce della Commissione Europea hanno preso le distanze, dicendo: “La Turchia è un paese con un parlamento eletto e un presidente eletto, e abbiamo una serie di preoccupazioni al riguardo e collaboriamo con essa in molti settori.

Anche i principali rappresentanti dei paesi dell’Unione Europea non si sono espressi al riguardo. D’altra parte, dopo la scioccante nota “omicida” del presidente Usa Joe Biden su Vladimir Putin dalla Russia, Draghi potrebbe mirare a ripristinare le aspettative euro-atlantiche per l’Italia, con un orientamento alla distinzione tra l’Occidente liberale e il resto.

Certamente, un simile approccio ha avuto un seguito politico, nutrito privatamente in alcuni circoli intorno a Draghi e forse gli ha impedito di fare un passo indietro.

Qualunque sia la logica dietro queste parole, che sono comunque viste come improvvisate e pronunciate male, il desiderio è che prevalgano il buon senso e la capacità diplomatica di riparare la rottura.

Dopo tutto, la base delle relazioni turco-italiane è la cooperazione, non l’attrito, e quindi ogni sforzo deve essere affrontato da una prospettiva realpolitik rispettando il fatto che Italia e Turchia sono “più che amici speciali”.

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