Dovè la regia della memoria e dei ricordi? Lo rivela uno studio italiano – Buzznews

Uno studio recente, guidato dall’Italia, ha rivelato un importante ruolo delle cellule cerebrali chiamate microglia nello sviluppo e nella maturazione delle aree dell’ippocampo che sono deputate alla memoria. Non solo queste cellule, che agiscono come difensori del sistema nervoso centrale, svolgono un importante ruolo nella protezione del cervello, ma modulano anche il metabolismo dei neuroni responsabili della memoria.

Le anomalie nel metabolismo energetico dei neuroni dell’ippocampo sono state associate ad alcune malattie neurodegenerative, tra cui l’Alzheimer. Ed è proprio la disfunzione di un recettore chiamato Trem2, presente nelle cellule della microglia, a causare queste anomalie nel metabolismo dei neuroni dell’area della memoria. Le mutazioni nel gene Trem2 sono state identificate come un fattore di rischio per l’insorgenza dell’Alzheimer.

Lo studio è stato condotto in collaborazione con diversi ricercatori e finanziato da importanti organizzazioni come l’Erc Advanced Grant e la Fondazione Humanitas. Questa scoperta ha implicazioni significative per la comprensione delle malattie neurodegenerative, come l’Alzheimer, e potrebbe aprire nuove vie di ricerca per lo sviluppo di terapie e trattamenti.

È necessario approfondire ulteriormente le implicazioni di questa scoperta attraverso ulteriori ricerche. Inoltre, lo studio evidenzia come lo sviluppo e l’invecchiamento del cervello siano strettamente correlati e debbano essere considerati e studiati insieme. Processi disfunzionali che si verificano durante lo sviluppo del cervello possono infatti avere effetti a lungo termine sul tessuto nervoso.

Questa importante scoperta getta nuova luce sulla complessità del cervello e sul ruolo cruciale che le cellule della microglia e il recettore Trem2 svolgono nel controllo della maturazione e del metabolismo dei neuroni nell’area della memoria dell’ippocampo. Sono necessari nuovi studi e ulteriori ricerche per approfondire la nostra comprensione di queste implicazioni e aprire nuove strade nella lotta alle malattie neurodegenerative come l’Alzheimer.

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