Aumento del rendimento dei Btp italiani, domanda superiore all’offerta
Il rendimento dei Btp a dieci anni in Italia ha registrato un aumento significativo di quasi 10 centesimi al 4,75% e lo spread si sta avvicinando ai 200 punti base. Questo è il risultato dell’asta di Btp organizzata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, in cui sono stati collocati 8 miliardi di titoli con scadenze di 3, 7, 20 e 13 anni.
Durante l’asta, i rendimenti sono aumentati per le scadenze di 3 e 7 anni, ma sono rimasti stabili per le scadenze più lunghe. Nonostante ciò, la domanda per tutte le scadenze ha superato l’offerta, con un rapporto di copertura vicino o superiore a 1,5.
Nel dettaglio, sono stati assegnati 2,75 miliardi di Btp a 3 anni con un rendimento del 3,93%. Per i Btp a 7 anni, l’importo assegnato è stato di 2,75 miliardi, con un rendimento del 4,37%. Per il Btp a 20 anni, l’importo assegnato è stato di 1 miliardo, con un rendimento del 5,03%. Infine, per il Btp a 13 anni, sono stati assegnati 1,5 miliardi con un rendimento del 4,74%.
I rendimenti ottenuti durante l’asta sono inferiori a quelli delle emissioni quotate sul mercato. Alcuni investitori sembrano preferire i titoli del debito italiano rispetto ai corporate bond, in quanto presentano una tassazione più bassa e rendimenti competitivi.
L’aumento dei rendimenti ha però comportato una diminuzione del prezzo dei titoli già emessi con scadenze brevi. In particolare, le vecchie emissioni di Btp a 7 e 13 anni hanno registrato un calo del prezzo a causa dell’aumento dei rendimenti.
In generale, i titoli con una cedola più bassa hanno un prezzo inferiore rispetto a quelli con una cedola più alta. Questa differenza di prezzo può influenzare le decisioni degli investitori nel campo del debito italiano.
In conclusione, l’aumento dei rendimenti dei Btp italiani durante l’asta ha attirato l’interesse degli investitori, nonostante abbia causato una riduzione del prezzo dei titoli esistenti. L’attrattiva di una tassazione più bassa e rendimenti competitivi sembra essere il fattore chiave nella preferenza dei titoli del debito italiano rispetto ai corporate bond.