Alzheimer, diagnosi precoce: una spia lannuncia 15 anni prima – Buzznews

Un nuovo studio ha rivelato che il grasso viscerale nell’addome potrebbe essere collegato allo sviluppo dell’Alzheimer. Conosciuto come “grasso nascosto”, è stato dimostrato che tale tipo di grasso è associato a cambiamenti cerebrali che possono verificarsi fino a 15 anni prima dei primi sintomi di perdita di memoria.

Tuttavia, ciò non significa che tutte le persone con grasso viscerale nell’addome siano geneticamente predisposte alla malattia. Secondo le statistiche, sembra che una donna su cinque e un uomo su dieci potrebbero essere maggiormente soggetti a questo tipo di rischio.

La scoperta potrebbe fungere da campanello d’allarme per molte persone e consentire loro di lavorare per migliorare le proprie condizioni future. Questa nuova evidenza suggerisce che adottare uno stile di vita sano, che include una dieta bilanciata e l’esercizio fisico regolare, potrebbe ridurre il rischio di sviluppare l’Alzheimer.

Lo studio ha coinvolto 54 partecipanti con un ottimo stato cognitivo, con un’età compresa tra i 40 e i 60 anni e un indice di massa corporea medio di 32. Durante l’esperimento, sono stati eseguiti vari test, tra cui la misurazione dei livelli di glucosio e insulina, nonché l’esame del volume di grasso sottocutaneo e viscerale.

I risultati hanno dimostrato che un rapporto più elevato di grasso viscerale e sottocutaneo è correlato a un maggiore assorbimento di amiloide nella corteccia del precuneo, che è un indicatore della malattia di Alzheimer.

È importante sottolineare che questo studio rappresenta un passo avanti significativo nella ricerca sull’Alzheimer, ma non rappresenta una soluzione completa. Tuttavia, offre una speranza per il futuro nella lotta contro questa malattia, aprendo la strada a ulteriori ricerche e sviluppi nella prevenzione e nel trattamento dell’Alzheimer.

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Rimanete sintonizzati per ulteriori aggiornamenti su Buzznews, mentre continuamo a seguire gli sviluppi in questa ricerca promettente. L’Alzheimer è una malattia complessa e sfidante, ma con impegno e consapevolezza potremmo vedere progressi significativi nella sua gestione e prevenzione.

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