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Polemica tra «Non una di meno» e Comunità ebraica

La piazza di “Non una di Meno” è stata al centro di una polemica con la Comunità ebraica di Roma. Le attiviste del movimento femminista sostengono che la loro piazza sia apolitica e aperta a tutte le persone che combattono contro il patriarcato e la violenza di genere. Hanno ribadito di essere contrarie al genocidio commesso da uno stato colonialista contro Gaza e i palestinesi, ma non contro le donne israeliane.

Le attiviste hanno assicurato che non saranno presenti bandiere o simboli politici durante la manifestazione, che sarà focalizzata sulla lotta contro la violenza di genere e il patriarcato. Vogliono dare spazio alle vittime e alle loro storie, senza distinzioni nazionali o religiose.

Tuttavia, il presidente della Comunità ebraica di Roma, Victor Fadlun, ha criticato coloro che si mobilitano a favore dei diritti civili, ma non si esprimono contro gli atti di violenza subiti dalle donne ebree aggredite dai terroristi di Hamas. Fadlun ha dichiarato che la Comunità ebraica di Roma si unisce alla Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, condannando qualsiasi forma di prevaricazione, abuso, persecuzione e violenza di genere.

In risposta alle accuse, le attiviste di “Non una di Meno” hanno sottolineato che la loro lotta è contro il patriarcato e la violenza di genere in generale, senza fare distinzioni tra le vittime in base alla loro nazionalità o religione. Hanno affermato di essere solidali con tutte le donne che subiscono violenza, comprese quelle ebree. Ribadiscono che il loro obiettivo principale è porre fine alla cultura dello stupro e al sistema patriarcale che perpetua la violenza contro le donne.

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La polemica tra “Non una di Meno” e la Comunità ebraica di Roma solleva importanti questioni sulla solidarietà femminista e la lotta contro la violenza di genere. Mentre entrambi i gruppi sono impegnati nella stessa causa, sembra esserci disaccordo su come affrontare le diverse forme di violenza alle donne. Questo dibattito potrebbe portare a una maggiore consapevolezza e comprensione tra i movimenti femministi e le comunità religiose.

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