L’Unione europea ha compiuto un primo passo nella definizione di un’imposta societaria minima del 15% per le società multinazionali, in linea con un accordo globale raggiunto all’inizio di quest’anno, poiché la Casa Bianca ha incontrato un intoppo nei suoi sforzi per trasformare l’accordo in legge.
Lanciando una nuova direttiva fiscale dell’UE, il commissario per l’Economia Paolo Gentiloni ha affermato di aspettarsi che i 27 Stati membri si accordino sui dettagli esatti entro sei mesi, nonostante le preoccupazioni in alcune capitali europee.
La bozza di direttiva, che fissa un’aliquota effettiva dell’imposta sulle società del 15% per le multinazionali e altre grandi società con un fatturato superiore a 750 milioni di euro, sancisce un accordo firmato da 136 paesi e giurisdizioni all’inizio di quest’anno.
Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha portato avanti questo accordo tra i membri dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) e altrove, ma sta incontrando difficoltà nell’emanare la legislazione nazionale. La modifica dell’aliquota fiscale è meglio integrata nella legge sulla ricostruzione, che include il finanziamento della sicurezza sociale e la lotta all’emergenza climatica.
L’Ungheria e l’Estonia hanno espresso preoccupazioni in merito all’aliquota minima negli ultimi mesi. Ma Gentiloni, un ex primo ministro italiano, si è detto convinto che la direttiva assicurerà il necessario consenso dell’UE e che la Casa Bianca supererà i suoi ostacoli.
“Non credo che la discussione in corso negli Stati Uniti sia incentrata su questo tema della tassazione delle società, e la comunicazione che abbiamo costantemente con l’amministrazione mostra che l’opportunità di andare avanti con la legislazione è abbastanza lì”, ha disse.
L’Ungheria ha un’aliquota dell’imposta sulle società del 9% ed è in disaccordo con la Commissione europea per la sua incapacità di approvare piani per spendere miliardi di euro in fondi di recupero. Il governo estone ha espresso preoccupazione per l’impatto del tasso più basso sulla sua attrattiva per gli investimenti diretti esteri.
“Non stiamo eliminando la concorrenza fiscale”, ha detto Gentiloni. Avremo ancora livelli molto diversi di imposta sulle società nei diversi paesi. Quello che offriamo è un tetto, un limite, per correre al ribasso”.
Il progetto di direttiva contiene una serie di eccezioni. Le imprese potranno escludere dal calcolo dell’imposta dovuta un importo del reddito pari al 5% del valore delle immobilizzazioni materiali e al 5% della busta paga. Per un periodo di transizione di 10 anni, le esclusioni saranno maggiori, a partire dall’8% delle immobilizzazioni materiali e dal 10% delle buste paga.
Tove Maria Riding della Rete europea sul debito e lo sviluppo, che rappresenta 53 ONG che lavorano sul tema, ha dichiarato: “Siamo nel bel mezzo di una crisi globale, ma purtroppo né l’UE né l’OCSE hanno avuto il coraggio di proporre un vero ambiziosa riforma delle norme sull’imposta sulle società, che avrebbe potuto mobilitare i miliardi necessari per colmare i divari di bilancio.
“Il pacchetto fiscale Ue di oggi è un regalo di Natale a tutte le multinazionali che potranno continuare a pagare tasse molto basse”.