Il tunnel del Bianco verrà chiuso al traffico per circa 17 anni, dal 4 settembre al 18 dicembre, con enormi ripercussioni sul traffico e sull’economia italiana. Secondo le stime di Ativa, durante questo periodo si prevede un aumento di undicimila veicoli al giorno lungo le strade alternative, di cui più della metà sono mezzi pesanti. Questo, unito ai cantieri già in corso sulla tangenziale di Torino, contribuirà ad aggravare i disagi per gli abitanti dell’area metropolitana, che dovranno sopportare una maggiore congestione del traffico e un aumento delle emissioni di polveri sottili e anidride carbonica.
La situazione è così critica che Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, ha sollevato l’allarme sull’impatto delle chiusure del traffico sulle imprese e sull’economia italiana. Per cercare di alleviare la situazione, l’associazione degli industriali valdostani ha proposto la realizzazione di una seconda canna al Bianco, ma questa soluzione è vista come una minaccia dalla Francia, che mira a ridurre il trasporto delle merci su gomma. Tuttavia, la situazione evidenzia anche la fragilità dei collegamenti alpini tra Italia e Francia, che potrebbero beneficiare del raddoppio del tunnel del Frejus, in fase di lavori dal 2010, ma che rappresenta un modello positivo per la sicurezza e la gestione del traffico.
Mentre la chiusura del tunnel del Bianco è stata aggiunta ai problemi già presenti, resta incerto se il sistema tangenziale di Torino riuscirà a reggere l’impatto delle chiusure del traffico. Si prevede un aumento del traffico alle barriere di Bruere e della Falchera, oltre ai problemi riscontrati anche nel nuovo tunnel del Tenda, le cui aperture sono previste per l’estate del 2024.
Il destino del tunnel storico del Tenda potrebbe essere discussi nella prossima Commissione di Intervento in Grassetto del 29 settembre, indicando la necessità di un’attenta gestione e pianificazione dei collegamenti tra Italia e Francia.