Gli stipendi percepiti dai lavoratori italiani sono molto spesso insoddisfacenti e non risultano adeguati al crescente costo della vita.
Dando un’occhiata alla panoramica completa sugli stipendi in Italia, si nota subito il grande divario esistente tra Italia e altri Paesi Europei. Analizzando ad esempio i dati del 2021, si nota che, mentre lo stipendio medio nel nostro paese si aggirava intorno ai 29.500 euro mensili, la media europea era di 37.000 euro. Oltre a questo, nel nostro Paese esiste anche un enorme divario tra chi guadagna cifre notevoli – facendo lievitare, di conseguenza, il valore medio degli stipendi – e chi non raggiunge nemmeno i 20.000 euro annui.
Chi ha un contratto di lavoro come dipendente, ma non è pienamente soddisfatto dello stipendio percepito, potrebbe domandarsi se sia possibile esercitare parallelamente un’attività di lavoro autonomo che preveda l’apertura di una Partita IVA e che gli consenta di ottenere qualche entrata in più.
In questo articolo vi spiegheremo se e quando il lavoratore dipendente può avviare un’attività di lavoro autonomo.
Contratto di lavoro da dipendente e Partita IVA
Chi è assunto nel settore privato con contratti a tempo determinato o indeterminato può, in linea generale, abbinare al primo lavoro una seconda attività che preveda l’apertura della partita IVA.
La legge non pone limitazioni in tal senso, ma è molto importante accertarsi che la nuova attività non leda il patto di non concorrenza. Questo consiste in un divieto che impedisce al dipendente di svolgere un’attività che risulti concorrenziale nei confronti dell’azienda presso la quale è assunto. Tale limite non vale solo nel caso in cui si intenda aprire una partita IVA, ma anche se si svolge un secondo lavoro dipendente.
Il divieto permane fino al termine del contratto di lavoro e, in alcuni casi, può perdurare anche dopo la cessazione del rapporto di lavoro.
Nel caso in cui il lavoratore rompa il patto di fedeltà potrebbe essere costretto a risarcire i danni causati al datore di lavoro e potrebbe andare incontro a licenziamento per giusta causa.
Cosa cambia per i dipendenti del settore pubblico
Mentre i dipendenti del settore privato possono, nella maggior parte dei casi e senza troppe difficoltà, abbinare un’attività in proprio a quella dipendente, il discorso cambia e si complica per chi è assunto nel settore pubblico.
Il dipendente pubblico non è legato al datore di lavoro dal solo patto di fedeltà, ma è soggetto all’obbligo di esclusività.
Nel caso in cui fosse assunto con contratto part-time il problema non si porrebbe e avrebbe la possibilità di aprire una partita IVA; se invece dispone di un contratto a tempo pieno dovrà necessariamente ottenere l’autorizzazione dell’amministrazione e potrà svolgere esclusivamente un’attività autonoma di tipo occasionale che non sia di tipo commerciale, industriale o professionale. Oltre a questo, l’attività dovrà essere svolta al di fuori dell’orario di lavoro.
Per quanto riguarda gli insegnanti, hanno la possibilità di aprire una Partita Iva esclusivamente per svolgere attività in linea con le materie da loro insegnate.