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NEW YORK, 14 aprile – Come spieghiamo gli strani motivi nei dipinti preistorici sui muri di alcune grotte d’Europa? Un recente studio israeliano ha elaborato una teoria sorprendente: gli artisti paleolitici responsabili di questi capolavori soffrivano di ipossia.
Mentre alcuni artisti del XX secolo come Pablo Picasso hanno preso l’oppio nella loro ricerca di ispirazione, i loro antenati paleolitici potrebbero aver adottato un metodo più naturale ma più pericoloso per raggiungere stati alterati di coscienza: privarsi dell’ossigeno. Questa nuova ipotesi è stata recentemente avanzata dai ricercatori dell’Università di Tel Aviv in uno studio Pubblicato a Tempo e mente: un giornale di archeologia, coscienza e cultura.
I ricercatori hanno analizzato le pitture rupestri del Paleolitico superiore, che sono state trovate principalmente in Spagna e Francia. La maggior parte di essi era dipinta in grotte e corridoi particolarmente stretti che gli artisti dovevano illuminare con lampade. Tuttavia, queste torce non solo fornivano luce, ma consumavano anche l’ossigeno nell’atmosfera circostante al punto che i presenti potevano essere stati ipossici: uno stato di privazione dell’ossigeno che può causare allucinazioni ed esperienze extracorporee.
Scelta deliberata
Ancora più sorprendente dello studio, lo studio sostiene che gli artisti paleolitici erano ben consapevoli degli effetti della privazione di ossigeno, che coltivavano deliberatamente nel tentativo di “preservare la loro connessione con l’universo”. Come hanno formulato i ricercatori, “Affermiamo che entrare in questi ambienti profondi e oscuri è stata una scelta consapevole, guidata dalla comprensione della natura trasformativa di uno spazio sotterraneo impoverito di ossigeno”.
Sebbene gli artisti preistorici possano non aver compreso gli effetti medicinali dell’ipossia, i ricercatori si chiedono se alcuni di loro non siano abituati a gestire i bassi livelli di ossigeno in alcune delle grotte che hanno decorato. ETX Studio