Elena Cecchettin, durante un discorso tenuto al termine di una fiaccolata, ha trasformato il suo dolore personale in una questione politica di portata nazionale. Assumendosi la responsabilità di un futuro cambiamento, Elena ha affermato che i femminicidi sono solo la punta dell’iceberg di violenze e sopraffazioni che colpiscono milioni di donne in tutto il paese.
Secondo la Cecchettin, i femminicidi non sono eventi improvvisi, ma sono preceduti da abusi fisici e psicologici che spesso vengono tollerati dalla società. Nel caso della sua defunta figlia Giulia Cecchettin, la morte è stata causata da un ex ragazzo geloso del suo successo accademico.
Le donne autonome, in particolare, possono diventare vittime di violenza perché il loro rifiuto infrange un patto di sottomissione che ha persistito per millenni. Elena ritiene che sia necessaria un’educazione sessuale e affettiva che insegni che l’amore non è possessività, oltre a finanziare i centri antiviolenza per offrire supporto alle vittime.
Nonostante l’aumento dei fondi stanziati per la prevenzione della violenza di genere, il numero delle donne uccise rimane stabile. L’Italia, in particolare, ha indici preoccupanti di pregiudizi e convinzioni che giustificano la violenza contro le donne.
Secondo la Cecchettin, solo attraverso un lavoro culturale che contrasti i modelli di violenza sarà possibile invertire la situazione attuale. Tuttavia, sottolinea che l’attuale governo ha diminuito del 70% i fondi destinati alla prevenzione della violenza di genere, creando una situazione ancora più difficile per combattere questo grave problema sociale.
Questo discorso di Elena Cecchettin ha suscitato un forte impatto nel paese, diffondendo consapevolezza sulle questioni legate alla violenza di genere e mettendo in luce la necessità di un’azione politica immediata. Sono molte le organizzazioni e i cittadini che si uniscono alla sua causa, impegnati nel contrastare questa piaga che sta colpendo le donne italiane.