Come la morte di Giulia Cecchettin cambia il discorso pubblico sul femminicidio – Buzznews

La morte di Giulia rappresenta un punto di svolta nel dibattito pubblico sul fenomeno del femminicidio. Si concorda che per i maschi assassini l’obiettivo di annientamento della vittima supera qualsiasi considerazione sulle conseguenze del gesto. La premeditazione e la fuga di Filippo non indicano che abbia mai pensato di evitare le conseguenze o di sottovalutare ciò che lo attende.
Nonostante il giovane sia istruito e viva in un contesto sociale evoluto, il suo bisogno di punizione è più forte di qualsiasi controllo delle emozioni distruttive o convenienza razionale. Ciò dimostra che le sanzioni penali non hanno un effetto deterrente su un fenomeno in aumento nei casi di omicidi nel nostro Paese.
Mentre i delitti attribuibili alla criminalità sono diminuiti negli ultimi tre decenni, i femminicidi sono rimasti stabili. Questo mette in dubbio l’efficacia delle politiche penali finora perseguite, nonostante una proliferazione normativa senza precedenti.
La morte di Giulia ha scosso l’opinione pubblica italiana, riaccendendo il dibattito sul fenomeno del femminicidio. La giovane donna è stata brutalmente uccisa da un uomo di nome Filippo, il cui unico obiettivo sembrava essere quello di annientarla. Nonostante Filippo sia istruito e faccia parte di una classe sociale privilegiata, sembra che il suo bisogno di punizione abbia prevalso su qualsiasi controllo delle sue emozioni distruttive o delle sue considerazioni razionali.
Questa tragica situazione solleva importanti questioni sulle politiche penali attuate nel nostro Paese. Nonostante esistano leggi severe contro l’omicidio, sembra che queste non abbiano un effetto deterrente sui potenziali assassini. Il numero di femminicidi rimane stabile, nonostante una diminuzione generale dei delitti attribuibili alla criminalità nell’arco degli ultimi tre decenni.
Questo solleva dubbi sull’efficacia delle politiche finora perseguite e sulla capacità del sistema penale di contrastare efficacemente questo fenomeno in crescita. Nonostante una proliferazione senza precedenti delle normative, sembra che ci sia ancora molto da fare per proteggere le donne e prevenire questi atti di violenza. La morte di Giulia deve essere un punto di svolta, un’occasione per riflettere sull’efficacia delle politiche penali vigenti e per adottare nuove e più efficaci misure per contrastare il femminicidio. Solo così potremo sperare di prevenire tragedie come questa in futuro.

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