La sete di giustizia dei familiari delle vittime della tragedia di Rigopiano, avvenuta il 18 gennaio 2017, ha subito un duro colpo con la sentenza che non ha riconosciuto il disastro colposo. Tuttavia, alcuni responsabili sono stati condannati.
L’ex prefetto di Pescara, Francesco Provolo, l’ex tecnico comunale Enrico Colangeli e il dirigente della Prefettura di Pescara, Leonardo Bianco, sono stati ritenuti colpevoli e condannati. Purtroppo, questo non è sufficiente per i familiari delle vittime, che auspicano condanne anche per i responsabili regionali e prefettizi.
La sentenza ha confermato l’impianto della decisione di primo grado, con 22 assoluzioni, tra cui l’ex presidente della provincia di Pescara, Antonio Di Marco. Tuttavia, sono state confermate anche le condanne per il sindaco di Farindola Ilario Lacchetta e due funzionari della provincia.
I familiari delle vittime non hanno mai smesso di lottare per ottenere giustizia, manifestando e protestando per far riconoscere le responsabilità dei responsabili. La sentenza di primo grado aveva suscitato forte delusione, con ben venticinque assoluzioni e solo cinque condanne, ritenute lievi.
La pubblica accusa aveva richiesto 26 condanne e solo quattro assoluzioni, tuttavia la pena totale inflitta è stata ridotta a poco più di 10 anni. Questo risultato ha lasciato un amaro in bocca ai familiari delle vittime, che si aspettavano una condanna più severa per chi ha contribuito a quella tragedia.
Non venne riconosciuto il disastro colposo, e molti dei responsabili, incluso l’ex prefetto di Pescara e l’ex presidente della provincia, furono assolti. Questo ha aggiunto delusione e frustrazione ai familiari delle vittime, che si sentono ancora in cerca di verità e di giustizia.
A distanza di anni dalla tragica valanga che ha causato la morte di 29 persone, i familiari non si arrendono e continuano a chiedere che i responsabili vengano ritenuti pienamente colpevoli. La lotta per la giustizia per le vittime di Rigopiano è ancora lunga e difficile, ma i familiari sono determinati a non smettere di combattere.